domenica 25 marzo 2012

MONDO TAMBU (3) - Intervista ad Alessandro Tamburini (terza ed ultima parte)

Le prime due parti qui e qui.

CRONACHE CINEFILE ROMAGNOLE: Non sembri un cineasta avvezzo ai compromessi? ALESSANDRO TAMBURINI: Innanzitutto non sono ancora un cineasta. Diciamo che, nel mio piccolo, sto portando avanti una mia poetica personale, che sento mia. Qualcosa che ha a che fare con la vecchiaia, il tempo, i casali di campagna ed il mondo contadino. Insomma, ho un attaccamento molto forte con la mia terra di origine, la Romagna e, ogni volta che parlo di lei, sento di volerlo fare con ansia, follia, nostalgia e comicità.
CCR: Come trovi gli attori per i tuoi film? 
AT: Siccome faccio tutto da solo li recluto nei bar, al mercato, in piazza ecc. e cerco di convincerli in tutti i modi. E’ lì che trovo tutti i miei personaggi preferiti: dallo scemo del villaggio allo spaccone squinternato dalla barista cicciona, all’occhialuto un po’ rincoglionito, al parroco, alla madre di famiglia disposta ad imbracciare il fucile, alla puttana. Tutte immagini che fanno parte di questi piccoli mondi che cerco di ricreare con la finzione.
CCR:
'73' è l'esame conclusivo del Corso? 
AT: Non proprio. Il Corso l’ho terminato nel  2011 con un cortometraggio girato a Brisighella con Ivano Marescotti e Silvia Cohen, co-prodotto da RaiCinema.
CCR:
Come pensi di distribuirlo? 
AT: Non lo so ancora. “73”, momentaneamente costituisce uno dei miei biglietti da visita ogniqualvolta mi presenti da qualche produttore per proporgli un soggetto od una sceneggiatura. In questo periodo sto scrivendo molto.
CCR:
Il tuo prossimo progetto? 
AT: Ne ho molti. Dipende da quali andranno in porto. Ho un thriller psicologico padano in cantiere. Una storia ambientata nelle nebbie della campagna ferrarese. Quei luoghi mi affascinano in maniera incredibile.
CCR: Se un cineclub ti offrisse carta bianca per una rassegna di sei titoli da presentare quali titoli proporresti e perchè? 
AT: Se un cineclub mi offrisse carta bianca il primo titolo che proporrei sarebbe certamente “Voci nel Tempo” di Franco Piavoli, per via del fatto che offre una versione quasi clinica della vita in un piccolo borgo e dell’alternanza delle stagioni, con punte di naturale poesia.
Il secondo è un altro film di Bertolucci, purtroppo dimenticato dal titolo “La tragedia di un uomo ridicolo”, dove uno straordinario Tognazzi si affanna nella ricerca del suo figlio rapito. Lo sceglierei sicuramente per le suggestive ambientazioni e per l’angoscia e lo smarrimento che provoca nello spettatore, sicuramente distante da qualsiasi altra opera sulla pianura.
Il terzo titolo (che potrebbe comprenderne due) è lo sceneggiato RAI “Ligabue” di Salvatore Nocita, racconto approfondito della vita di Antonio Ligabue, (penso sia suddiviso in tre puntate), dove una eccellente interpretazione di Flavio Bucci ci fa capire come da un uomo rude, spesso folle, umiliato ed affamato possa nascere spontaneamente un’arte così sublime come la pittura.
Ci metto comunque un quarto film che dovrebbe essere d’obbligo ogniqualvolta si parla di pianura. Purtroppo (o per fortuna) non si può discernere da "Novecento" ogniqualvolta si parli di Pianura nel suo concetto più ampio. Nel film tutto si tocca (specie nella prima parte) dalla trebbiatura alla morte del maiale, dallo scontro padrone-bracciante ai fascisti, dall’amore alla morte alla gioventù alla vecchiaia agli ideali ecc…
Passando direttamente al quinto mi piacerebbe “Radiofreccia” di Luciano Ligabue, racconto della gioventù anni ’70 in un paesino della provincia Reggiana. Film scattante, fresco, giovane e, allo stesso tempo, prodigo di dettagli nel raccontare la scanzonata fauna dei personaggi di contorno.
Sesto film è, sicuramente, “Il Ritorno di Don Camillo” (il Secondo della serie) di Julien Duvivier, il più divertente e il più drammatico allo stesso tempo.
Aggiungo anche (forse è troppo) ma lo devo scrivere. Sulla pianura ha fatto un discorso interessantissimo anche Gianni Celati, docente all’Università degli studi di Bologna (non ricordo in che facoltà). E’ uscito un cofanetto di 3 dvd (in mio possesso) che consiste in tre documentari personalissimi sulla Pianura (“Strada provinciale delle Anime”, “Luigi Ghirri”, documentario sul grande fotografo Padano e “Case sparse: visioni di case che crollano” dove Celati offre una visione inconsueta sui vecchi casali diroccati nel “deserto” della campagna ferrarese).
La sequenza finale di 'Voci nel tempo' (Franco Piavoli, 1996, 87')

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